Archivi giornalieri: Maggio 9, 2012

Il trenino verde

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C’era una volta un trenino verde, molto vecchio, con una sola carrozza, il quale ogni mattina di buonora, in estate, in inverno, col sole, con la pioggia, partiva da un paesino di provincia ed arrivava in città.
I passeggeri che trasportava erano sempre gli stessi, sette in tutto, si conoscevano da una vita ormai, ma non si parlavano perché ognuno pensava ai fatti propri.
Al mattino, quando partivano, erano molto tristi e alla sera, quando ritornavano, si poteva leggere sui loro visi un senso di stanchezza e di rassegnazione.
C’era Maria, una giovane madre che lavorava in un calzaturificio cittadino come operaia e teneva sempre in braccio la piccola Alice, una bimba vivacissima di 4 anni, dagli occhi azzurri e i capelli colore del miele. Il viso di Maria, seppur sfiorito, era ancora molto bello, ma tutti i suoi pensieri erano rivolti al marito, deceduto da qualche anno, il quale l’aveva lasciata sola con una bambina da accudire.
C’era il dottor Monti, un quarantenne dal viso arcigno, sopracciglia folte, amministratore delegato di un’industria agro-alimentare, con il suo computer portatile e il cellulare sempre acceso.
C’era Thomas, un ragazzino dodicenne di colore che frequentava la prima media in una scuola pubblica cittadina e non amava la matematica.
C’era Mario, un vecchio professore di liceo in pensione, a cui i medici avevano diagnosticato un male incurabile, il quale si recava all’ospedale per seguire una terapia contro il dolore che lo perseguitava ormai da qualche anno.
C’era Francesco, un giovane universitario iscritto alla facoltà di Lettere, molto timido, con gli occhiali e i capelli rossi; leggeva sempre e non alzava mai gli occhi dai suoi testi.
Infine c’era Giulia, una sedicenne molto graziosa, dai capelli castani e gli occhi verdi, la quale lavorava come parrucchiera in un negozio “ in “ della città.
Anche quel giorno nebbioso, salendo sul treno e vedendo tutti quei visi così tristi, Giulia pensò che sarebbe stato veramente bello se invece di andare a lavorare tra tutte quelle clienti così danarose ed esigenti, avesse potuto passeggiare in mezzo a campi fioriti, magari insieme a quel ragazzo dai capelli rossi che le sedeva di fronte.
“ Che stupide fantasie! “, pensò e si rimise a contare i pali del telefono che si susseguivano lungo il tragitto. Ad un tratto, però, si rese conto che il treno non si era arrestato alla stazione, ma aveva proseguito la sua corsa, aumentando anche la velocità.
“ Guardate! “ , esclamò, “ Il treno non si è fermato “.
Tutti si riscossero dai loro pensieri e osservarono sbigottiti dai finestrini. Il treno ormai filava come un razzo, attraversava valli, boschi, ponti, sembrava impazzito.
“ Adesso mi sente il macchinista! “, gridò infuriato il dottor Monti.
Ma anche il poveretto non sapeva che fare, tutti i comandi erano fuori controllo e i freni d’emergenza non funzionavano più.
Il dottor Monti prese allora il cellulare per chiedere aiuto, ma questo si era spento, guardò il suo orologio d’oro, ma anche questo si era fermato.
“ Ma insomma, che sta succedendo? “, chiese, rivolto agli altri.
“ Forse c’è una zona magnetica da queste parti “, rispose il professore.
Ognuno, a quel punto, voleva esporre la sua opinione e per la prima volta, in tutti quegli anni, si parlarono.
Intanto il trenino continuava la sua folle corsa tra boschi, fiumi e valli, ma ora i passeggeri non avevano più paura, anzi chiacchieravano spensierati narrandosi della loro vita e delle loro aspettative.
Maria raccontò che era in cerca di un nuovo lavoro perché il calzaturificio dove faceva l’operaia stava per chiudere.
“ Ma pensi un po’ che coincidenza! “, disse il dottor Monti. “ Stiamo appunto cercando una portiera per la nostra azienda; andrebbe benissimo lei “. “ Anzi “, continuò, “ c’è un piccolo appartamento annesso alla portineria, per cui potrebbe venire ad abitare in città, evitare lo spostamento in treno ed essere così più comoda anche per l’asilo di sua figlia “.
“ Sarebbe meraviglioso “, risposa Maria ed il suo bel viso sembrò rifiorire.
Thomas raccontò che quel giorno avrebbe dovuto svolgere il compito in classe di matematica, ma non si era potuto esercitare perché aveva dovuto accudire i suoi fratellini minori. “ I miei genitori lavorano entrambi come contadini in una fattoria “, continuò, “ e sono io che devo badare ai miei fratelli più piccoli quando torno da scuola. Noi proveniamo da un villaggio dell’Africa centrale ed è da pochi anni che siamo in questo Paese. Mi piace stare qui, però non ho amici con cui parlare”.
“ Ed io che ci sto a fare ?”, esclamò il vecchio. “ Devi sapere che molti anni fa ero insegnante di matematica e ti potrei aiutare “. “ Sai “, continuò, “ io non ho nessuno e mi piacerebbe avere qualcuno con cui chiacchierare “.
Francesco, intanto, guardava Giulia che raccontava del suo lavoro al negozio e si accorse per la prima volta di quanto era dolce e deliziosa.  “ E’ bello ascoltarti “, le disse, “ metti allegria “.
“ Anche tu sei bello quando sorridi “, gli rispose Giulia.
Ma ad un tratto il trenino si arrestò di colpo con una brusca frenata. Tutti scesero dal treno e rimasero sbalorditi dalla bellezza del luogo. Davanti ai loro occhi si stendeva una vallata ricca di boschi e prati fioriti, leprotti selvatici si rincorrevano tra gli alberi e farfalle variopinte svolazzavano di fiore in fiore, un ruscelletto scorreva dolcemente tra i sassi e tutto era un’esplosione di colori.
“ Che posto magnifico! “, esclamarono in coro. “ Qualunque sia il motivo per cui siamo finiti qui, ne è valsa la pena! “.
Passarono insieme una giornata stupenda, passeggiando, chiacchierando e dividendosi la colazione che si erano portati da casa.
Il dottor Monti confezionò una coroncina di fiori per la piccola Alice e guardando il viso gioioso di Maria si dimenticò di tutti i suoi affari in sospeso. Per la prima volta si sentì felice.
Il professore, dopo aver spiegato a Thomas alcune formule di geometria, si mise a discutere con lui di calcio e gli narrò alcuni episodi dei suoi anni giovanili. Thomas ascoltava rapito i suoi racconti con le gambe incrociate e i pugni sotto il mento.
Intanto Giulia e Francesco passeggiavano nei campi, mano nella mano, si raccontavano della loro vita, delle loro aspettative, si parlavano d’amore.
Ad un tratto, però, ci fu un fischio e la vecchia locomotiva si mise a sobbalzare. Tutti salirono velocemente in carrozza e il treno ripartì come un razzo verso l’ignoto.
Finalmente, dopo un tempo incalcolabile, il treno si fermò e quale fu la meraviglia dei passeggeri nel vedere che erano arrivati in città. Il grande orologio a muro della stazione segnava le 7.30 del mattino ed erano in perfetto orario. Il tempo si era fermato.
Ancora attoniti per questa incredibile avventura, si salutarono con la promessa di ritrovarsi.
“ Allora l’aspetto in giornata nel mio ufficio “, disse il dottor Monti a Maria.
“ Ci sarò “, rispose lei. Poi, rivolta alla figlia: “ Mia piccola principessa, oggi per noi inizia una nuova vita “.
Francesco, nel salutare Giulia, le diede una viola raccolta nei campi e le disse: “ Nel linguaggio dei fiori significa pensami , spero lo farai durante la giornata “.
Giulia non rispose, ma lo baciò sulla guancia.
Anche Thomas ed il professore si separarono.
“ Ti troverò questa sera ? “, chiese Thomas ?
“ Certamente “, rispose il vecchio, “ e mi troverai anche domani, dopodomani, sempre, se lo vorrai “.
Thomas lo abbracciò e gli sussurrò all’orecchio: 2 E’ bello avere un nonno! “
Il vecchio si avviò pian piano verso l’ospedale, ma ormai non sentiva più alcun dolore, un nuovo vigore era subentrato in lui e sorrideva tra sé. Non sapeva quanto tempo gli restava ancora da vivere, però ora non era più solo, aveva degli amici, aveva Thomas.
“ Dopo tutto “, pensò, “ la vita è meravigliosa e vale la pena viverla fino in fondo “.